La Rai che non c’è



Dopo che il Presidente del consiglio ha dichiarato che la politica non ha alcuna influenza sulla stampa e ha citato come esempio la Rai, vengono subito in mente alcune riflessioni.

Primo: guardando il panorama della stampa italiana ci sono, eccome, giornali che hanno tendenze politiche più o meno velate. Secondo: il consiglio di amministrazione della Rai viene eletto dalla commissione parlamentare di vigilanza, mentre il presidente del consiglio di amministrazione viene nominato dal Ministero delle Finanze, insomma tutte cariche che si legano non poco alla politica. Inoltre, in questo caso, diventa palese come il ruolo del Presidente del consiglio diventi quantomeno ambiguo visto che è anche azionista di maggioranza diel gruppo Mediaset, principale concorrente delle tv di Stato. Colui che compone il governo, che può decidere, anche se indirettamente, se tagliare o meno i fondi alla televisione di Stato e che ne nomina il “controllore” (la commissione di vigilanza) è la stessa persona che trae profitto se l’azienda di Stato non è competitiva. Pare strano anche come si possano avere trasmissioni critiche nei confronti del “papi” nostrano se, all’interno del consiglio di amministrazione della Rai, cinque nomi su sette appartengono a schieramenti di centro destra e quindi vicini al governo. Come stare in una botte di ferro (vedi vicenda Vauro). Una situazione che non mette in condizioni chiare, limpide e al di fuori di ogni sospetto il ruolo di un premier come il 72enne Berlusconi. Tutto questo però non sembra preoccupare nessuno, se non quella parte di Paese che non voterà (e forse non ha mai votato) Berlusconi e quindi per adesso minoritaria nei fatti. Ahimé.

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