- La Tv locale chiede soldi alla P. A. per pubblicare le informazioni di natura pubblica. Con buona pace del giornalismo newsgathering, delle inchieste, del cittadino della strada al centro delle notizie, evidentemente non così redditizio per le dinamiche di mercato della tv.
- Ma riepiloghiamo con calma cosa è successo.
Le P. A. sono praticamente obbligate ad informare i cittadini (essere informati tra l’altro è un diritto sancito dall’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ma esplicitamente da nessuna legge italiana), per questo le pubbliche amministrazioni si devono dotare di Uffici relazione con il pubblico (obbligatori già dal lontano ’93).
Le amministrazioni si danno un gran da fare nel cercare di catturare l’attenzione anche dei media, attraverso i quali raggiungere due scopi: informare il cittadino e appena possibile farsi belli agli occhi degli elettori.
Per questo (per garantire il diritto ad essere informati intendo..) sono nati gli Uffici stampa all’interno delle P. A. Mantenere i rapporti con il quarto potere è loro compito.
Le attività di Urp e di Ufficio stampa sono regolamentate, in particolare riguardo alle professionalità da impiegare, dalla legge numero 150 del 2000. Un punto di riferimento quando si parla di comunicazione nelle P. A.
Capita però che l’ufficio stampa non basti. Così, per garantire una corretta e più ampia diffusione delle informazioni istituzionali, si comincia ad investire nei mezzi di comunicazione esterni, a volte però con strani risvolti.
Accade infatti che una prassi normale (come mi hanno fatto notare Alessandro e Laura, che ringrazio), come quella di riservare una parte di budget di denaro pubblico da investire nei mezzi di comunicazione esterni, diventi una storpiatura come nel caso elbano dove la tv del posto opera in regime di monopolio.
Nel dettaglio
Succede qualcosa di strano quando un’amministrazione locale, per esempio il Comune di Portoferraio, decide legittimamente di pagare un operatore televisivo locale, per esempio Teletirreno Elba, per garantire la copertura degli eventi istituzionali organizzati, promossi dal Comune stesso.
Succede che l’emittente televisiva in questione pubblichi un editoriale nel quale si ribadiscono regole elementari del giornalismo: se un comunicato stampa, un evento, una dichiarazione non fa notizia, non fa notizia. Punto.
Nessuno impone ai media di pubblicare notizie contro il loro interesse. Per far quello ci sono altre tecniche non impositive: dal news management all’utilizzo di spin doctor che gestiscono il rapporto tra governo e media.
C’è di più: nell’editoriale si chiedono soldi per svolgere servizio pubblico, altrimenti impossibile da mantenere vista la crisi economica (ebbene sì, anche i monopolisti possono essere in crisi). Facendo leva sulla necessità delle pubbliche amministrazioni di comunicare con i cittadini.
In questo modo nella redazione televisiva pretendono di far passare il servizio pubblcio come un servizio accessorio che va pagato. Anziché approfittarne e scavare nelle informazioni istituzionali alla ricerca della notizia, fare i cani da guardia a tutela del cittadino-telespettatore, vogliono essere pagati per pubblicarle comunque.
Così quello scritto dalla redazione di Teletirreno suona più come una velata imposizione alle P. A. locali: o ci pagate, o non daremo più le notizie che manderete. Sicuri della loro posizione monopolista e mandando a quel paese l’autonomia giornalistica (come essere neutri se si viene pagati per scrivere quello che vuole l’amministrazione?).
Rimane da vedere come faranno, quali notizie non daranno visto che le news per loro sono la materia prima da vendere.
L’altra via
Tutto questo ignari dell’esistenza di altre forme di comunicazione che una P.A. può e anzi deve usare, legittimata tra l’altro da una direttiva (del 27 luglio 2005) che suggerisce il web quale canale principale attraverso il quale comunicare e offrire servizi ai cittadini. La rete internet e i social network.
Dunque pare proprio una mossa azzardata, secondo me, quella di Teletirreno che potrebbe anche avere effetti deleteri per i suoi affari.
Nel caso specifico infatti credo non ci sia niente di meglio di un canale Youtube per sopperire alla mancanza di materiale video dedicato all’amministrazione di turno. Per non parlare poi della presenza delle istituzioni sui social media, strumenti di relazione e informazione ormai consolidati.
E se per caso le amministrazioni locali cominciassero a utilizzare un canale
dedicato di youtube come vera e propria web tv?
Avrebbero il loro servizio pubblico, con il loro target specifico e con una personalizzazione e flessibilità aperte
anche alla creatività giovanile.
In questa situazione quale editoriale scriverebbe la tv locale?
[…] This post was mentioned on Twitter by SocialMediaStrategy, StrategieSocialMedia. StrategieSocialMedia said: Il padrone in redazione: quando a comandare sono i soldi. Anche … http://bit.ly/958H29 #socialmedia #fb […]