Diritto d’autore: questo sconosciuto ai tempi del web

Con 42Linee sono stato (molto volentieri) all’Elba Book Festival, primo incontro isolano dedicato alla narrativa indipendente.

Ho avuto modo di partecipare alla tavola rotonda dedicata al tema “Digitale vs Cartaceo”, al tavolo, a discutere del tema, c’erano Daniele Manca (vicedirettore del Corriere della Sera), Alberto Forni (scrittore, giornalista, blogger), Roberto Caso (Università degli Studi di Trento), Giulia Iannuzzi (Università degli Studi di Trieste). Moderati da Giorgio Rizzoni (referente del progetto ComunEbook).

Uno dei commenti che più mi ha mosso a scrivere queste due righe è stato quello del vicedirettore del Corriere:

Internet è una minaccia per il diritto d’autore

Al quale non ho potuto trattenermi dal replicare via Twitter:

Ovviamente non mi ha mai risposto.

Non che ne avessi il bisogno, ma mi sarebbe piaciuto chiarire un attimo un paio di dinamiche di come Internet, il popolo della rete per usare una sineddoche generalizzante, possa in realtà essere una soluzione, almeno in parte, al problema.

Perché sì c’è da chiarire e poi perché sentire una frase del genere dal Corriere (da chi lo rappresenta) fa proprio ridere. Ricordo infatti che è stato proprio il giornale di via Solferino ad essere accusato di violazione del diritto di autore, di non aver parlato con i vignettisti una volta realizzato il volume dedicato al tragico episodio “Charlie Ebdo”.

Chissà se infatti al Corriere conoscono le “Creative Commons” (CC), chissà se si sono accorti che il mondo è avanti, più di loro, o almeno più di quanto pensa il vicedirettore, regolandosi da solo. A onor della cronaca a inventare le CC non è stato il web così “dal nulla”, ma da Lawrence Lessig, giurista americano che adesso si dedica ad altro, ma che sono subito state utilizzate da diverse importanti realtà online.

Le CC sono una serie di licenze che permettono agli autori di un’opera di indicare con quale modalità distribuire la loro creazione. Ce ne sono diverse infatti e coprono tutte le esigenze, da quelle più rigide (tutti i diritti riservati) a quelle più morbide (possibilità di replicare l’opera, modificarla e usarla per scopi commerciali).

Un modo per tutelare la propria creazione subito adottata da social media “media centered” come Flickr, ma presto adottato da molti per definire i limiti dentro i quali il materiale creato online (fotografie, blog post, video) possa essere veicolato.

Non proprio minaccioso come approccio non proprio questo temibile scenario come si è cercato di dipingere la Rete e tutto quello che ci sta intorno.
Sono sempre più amareggiato per come persone, evidentemente poco propense a capire il cambiamento etichettandolo come dannoso, tacciano Internet come il male di tutti i mail e, cosa peggiore a mio parere, utilizzando vecchi modelli interpretativi per nuovi scenari (se si è sempre fatto con la carta, non è detto che si possa fare online).

Ma forse è proprio per questo che stanno fallendo.

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