“Si usa un linguaggio uniformato e sciatto, abbonda la gergalità, il lessico si impoverisce e si standardizza, proliferano gli anglismi e l’omologazione linguistica”.
Lo scriveva dieci anni fa Maurizio Boldrini in Lezioni di giornalismo. Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico (Protagon Editori Toscani, 2000) parlando della lingua di plastica.
Un processo di impoverimento liunguistico a causa del quale si consolidano nel parlato espressioni quali: “Il progetto paese”; “a trecentosessanta gradi”; “non scartiamo nessuna ipotesi”; “si è chiamato fuori”; “smentite le previsioni”; “atteso vertice”; “clamoroso arresto”.
Tutte frasi che tolgono peculiarità, con il loro frequente utilizzo, alla lingua del mezzo (Boldrini parlava dei quotidiani) e appiattiscono il registro linguistico omologandolo ai canoni televisivi (ricordo con orrore il “piuttosto che” non avversativo come creatura televisiva poi diffusa nel linguaggio comune).
Ecco, tutto questo mi è venuto in mente leggendo Una certa idea dell’Elba (mi scuso con l’autore, con l’editore e con il protagonista del libro: avrei voluto mettere un link ad un negozio on line, ma non ne ho trovati che vendessero il testo in questione) che non sembra sfuggire a questa deriva, pieno di frasi del calibro: “discesa in campo” (pg 30); “attacchi durissimi” (59) e via così.
Non solo lingua di plastica, ma anche frasi e costruzioni retoriche abbondano, quasi fosse un annuncio politico bello e buono e non una intervista tra giornalista e politico. Succede così che si metta ben evidenza come la folla per le elezioni amministrative fosse assai più numerosa in presenza di Bosi rispetto a quella con Mussi (31), che si è “Al lavoro per il futuro di Rio Marina” (45); dove il progetto del protagonista del libro è, manco a dirlo, “affascinante”.
Tutto condito da passaggi colloquiali come un “bravo!” (50), oppure un “Qui ti volevo!” (88) riferito all’intervistatore, che fanno sembrare il volume una chiaccherata da bar tra a mici.
Amico non è solo l’intervistatore, Alberto Giannoni, ma anche chi fa la prefazione, Giovanni Pallanti che si presta a tessere le lodi del compagno in queste 100 pagine.
Una chiaccherata tra amici che ha il sapore della propaganda politica, con ricchi elogi per il sindaco di Rio Marina e il suo staff (Paola Mancuso, caldeggiata dal sindaco per la nomina all’Autorità portuale di Piombino, ringraziata per la “provvidenziale e frenetica attività“) e argomenti tirati fuori ad hoc.
Chiudo avvisando chi voglia spendere 14euro per questo libro a cosa va incontro: uno scritto di propaganda pura. Ma forse è proprio quello che vogliono gli elettori di Bosi.
A proposito: Fabio Mussi è il nome più citato in tutto il libro. Ci sarà un perché?
Ps: non ho letto volutamente le altre recensioni (o meglio osservazioni, critiche e commenti) al libro che ho visto sono state fatte da Umberto Mazzantini e dal sindaco di Rio nell’ Elba Danilo Alessi per partire il più neutro possibile rimanendo sull’analisi del linguaggio e del tono utilizzato e senza entrare nel merito politico.
Mi trovi totalmente d’accordo!
Si potrebbe aggiungere che siamo nella “morsa del freddo” piuttosto che nell’inverno! Ahahahah!
Eh sì, hai ragione: direi inverno piuttosto che freddo piuttosto che ghiaccio piuttosto che aiutoilpiuttostocheavversativo :p
Ci si sta davvero impoverendo: già leggiamo poco in generale, usiamo le stesse parole e la tv è ancora la padrona dell’informazione. Altro che internet, e-government, realtà aumentata..
Comunque quale freddo scusa? Oggi da noi 25 gradi e uccellini impazziti 🙂
Ma uccellini veri o quelli di Twitter?!
Fa bel tempo anche da me, checchè si ami dire “non ci sono più le mezze stagioni”!
E sulla scia del nome del blog…mobbasta però!
W l’itagliano!
non c’entra nulla ma … quella foto …
non è il “faro” di rio marina … è semplicemente la “torretta” con l’orologio ….
maremmaimpehstataladra [oh, questa è peculiare eh ?] 😉
Hai ragione Antonio, correggo.
Che io sappia però è sempre stato chiamato “faro” per questo sono caduto nell’errore!