Social media week di Roma: cosa mi è piaciuto e cosa no

Alcuni giorni fa ho parlato del panel dedicato all’Open Gov che si è tenuto all’interno della settimana romana dedicata ai social media.

Adesso, dopo aver parlato dell’incontro per me più interessante in assoluto, voglio fare una sintesi di tutti gli incontri che mi sono piaciuti e non.

Take action! Online engagement and the power to change the world

Devo dire che i primi due giorni sono stati davvero densi e interessanti: durante il primo, lunedì mattina, abbiamo conosciuto le diverse realtà che si impegnano, attraverso internet, nel coinvolgere le persone in progetti diversi.

Siamo andati a vedere cosa ha fatto Michele Emiliano, sindaco di Bari, con facebook grazie alla spiegazione di Domenico Amenduni (che fa parte del team di comunicazione che segue il goevernatore della Puglia, Niki Vendola); mentre con Giulia Innocenzi abbiamo conosciuto la realtà di Avaaz, una piattaforma tutta dedicata alla mobilitazione collettiva.

Internet, attacco al potere. Il mondo dopo Wikileaks

Dopo pranzo ho partecipato ad altri due panel: il primo riguardava il ruolo dell’informazione dopo il “terremoto” wikileaks e, forse complice la presenza di ospiti internazionali come Peter Sunde di Pirate Bay, mi è sembrato davvero di largo respiro anche se in alcuni momenti con interventi un po’ scontati.

Infatti mi dispiace dirlo (perché ad otto e mezzo mi piace davvero), ma quella di Lilli Gruber non mi è sembrata una presenza fondamentale nel panel: ha parlato dell’attendibilità delle fonti al tempo di internet (tema arcinoto per chi mastica un po’ di giornalismo) o della problematica tutta italiana a proposito dell’editoria (idem). Insomma mi aspettavo di più da lei, ma forse è colpa delle aspettative.

Subito dopo veniva il momento di un panel sulla carta davvero stimolante: i nuovi modelli economici e sociali e il caso Youtube. Putroppo però la stanchezza per le varie camminate (tra Vittorio Emanuele II e via Cagliari) ha prevalso e non sono riuscito a seguire molto (ma quanto basta per adocchiare Guido Scorsa come uno tosto).

TW Stars. Le Celebrities televisive e Twitter

A questo panel dedicherò un post a parte. Mi è piaciuto molto perché ricco di case history e di suggerimenti utili per spremere un account Twitter ed arrivare ad un vero coinvolgimento dei follower.

Antropologia dei social media: analisi sulle mamme 2.0 in Italia

Tra i panel successivi che ho seguito questo è stato il più sentito, anche dal pubblico che è intervenuto partecipe. Si è trattato della presentazione di una analisi dei soggetti (le mamme in questo caso specifico) all’interno degli ambienti della comunicazione 2.0; quali bisogni emergono dalle conversazioni e quale profilo delle mamme si delinea dalle loro interazioni.

Lo studio infatti ha preso in analisi le conversazioni di alcune mamme all’interno di blog e forum. In questo modo è stato possibile fare un quadro dei loro bisogni e delle loro impressioni circa il mondo delle marche che gira intorno alla maternità. Al di là della valenza commerciale di una analisi di questo tipo (troppo presto credo da poter valutare ora), questa è interessante per come cerca di introdurre una nuova forma di osservazione della società: attraverso cioè il suo comportamento on line, studiando le piccole aggregazioni di persone, frammentate in tribù, in luoghi come blog, forum o anche social network.

Un’operazione avviata in Italia già da qualche tempo da Boccia Artieri, il quale portò un tema diverso, ma con strumenti vicini a quelli usati per le mamme (la consapevolezza dell’essere media all’interno dei soggetti che utilizzano gli strumenti sociali) durante un seminario di Computec.

Cosa non mi è piaciuto

In definitiva sono questi i contenuti che ho trovato più interessanti tra tutti quelli che ho seguito (più o meno tutti quelli organizzati all’interno di Palazzo Giannelli Viscardi). Gli altri sinceramente non li ho trovati eccezionali. Ne voglio citare due come particolarmente inutili (rimane ovviamente un giudizio soggettivo): il panel dedicato alla dematerializzazione dei bollettini postali e quello successivo dedicato ai casi di successo italiani nel web 2.0.

Il primo perché semplicemente era una operazione rivolta alle dinamche interne dell’azienda che non coinvolgeva il cittadino-utente, ma gli uffici di Poste Italiane. Il dibattito si è protratto per un ora e sinceramente credo ci sia ben poco da riportare.

Il secondo non mi è piaciuto molto probabilmente perché organizzato troppo come una serie di markette (compresa quella di chi conduceva il panel che ha ribadito più volte di aver scritto un libro, apparentemente su tutto lo scibile umano visto che ne parlava ogni due minuti).

Devo dire però che quest’ultimo panel non mi è piaciuto probabilmente anche perché troppo tecnico. Si parlava infatti di incubatori, investimenti, start-up e altri argomenti che mi sono davvero lontani.

Nota a margine: in quest’ultimo caso c’era anche il presidente di Dada che elogiava la scelta di rimanere a Firenze con la sua impresa. Dopo una settimana il gruppo è stato smembrato e venduto a pezzi.

In conclusione

Sono tornato da Roma con un sacco di spunti per la mia tesi dal primo (take action) al terzo incontro (twitter compreso); mentre gli altri li ho seguiti per semplice curiosità e per imparare qualcosa di nuovo e, tutto sommato, il bilancio è positivo.

Non mancherò di trornare su alcuni argomenti (sono già in debito con quello di twitter, ma vedo anche l’OpenGov un tema “caldo”) e spero di avere presto l’occasione di approfondirli dal vivo in altre iniziative.

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