Si chiama Nfc, ma che cos’è? La sigla in realtà spiega già tutto: si tratta di un protocollo di comunicazione a corto raggio, massimo 20 centimetri.
Molti degli ultimi smartphone lo hanno già in dotazione di serie, serve a far passare i dati, anche sensibili, a breve distanza, con un processo veloce e, almeno per ora, sicuro.
Non ho scritto a caso “anche sensibili” perché la parte interessante è proprio questa: quando si parla di carte di credito, pagamenti e passaggio di informazioni delicate. E non poco.
Alcune realtà già si sono avvicinate ad offrire un servizio di pagamento tramite smartphone: Vodafone, Mastercard, ma anche PosteItaliane, propongono servizi legati a questa modalità di pagamento. Attenzione: da non confondere con il contactless payment che prevede comunque il pagamento senza contanti e senza contatto (semplicemente passando la carta a poca distanza dal POS), ma non prevede il possesso di uno smartphone.
Per conoscere importanti numeri e trend del fenomeno rimando al post di Rudy Bandiera, del quale recupero giusto una citazione:
Turismo e trasporti, coupon, aste e gruppi di acquisto sono i settori più attivi (86% del valore delle transazioni)
ma qui adesso mi interessava approfondire le applicazioni pratiche di questa tecnologia: cosa ci possiamo fare, come cambierà il nostro quotidiano?
In principio fu Google con Wallet, mai (che io sappia) decollato in Italia, ma già nel 2011 aveva introdotto l’argomento, forse troppo precocemente, accorpando poi la funzione all’account google.
Come è facile immaginare quindi si tratterebbe di una “scorciatoia” per i pagamenti (pensate al taxi, agli acquisti in tabaccheria, o dal panificio, ma anche a molte altre spese quotidiane), in grado di facilitare la vita agli utenti (niente più spiccioli, niente più caccia al bancomat per i prelievi) ed un ulteriore settore di sviluppo e investimento per le imprese (cioè studio e costruzione di nuovi strumenti da commercializzare).
Tenendo però sempre un occhio alla P.A. mi sono chiesto se già ci fosse qualche realtà che avesse già realizzato, o pensato di fare, un sistema Nfc. Notizia di qualche mese fa: c’è ed è il Comune di Varese con VareseSmartCity, un progetto più ampio che prevede la raccolta di offerte del territorio che l’utente può vedere in una mappa e sfruttare in mobilità.
Fattore negativo: tasso di interesse delle banche sui quali nessuno riesce a fare chiarezza (qual è infatti la percentuale trattenuta per ogni transazione?) e il mancato sviluppo della tecnologia ad ora, tanto che si parla del boom dell’Nfc in Italia già ormai da due anni.
Che le due criticità siano strettamente legate tra loro?