Potere alla parola canta Frankie Hi-Nrg. La parola vale. Ancora di più nella rete quando diventa link. I Link si comportano come una struttura non gerarchica i cui punti concettuali sono connessi l’un l’altro e sono in grado di collegare ambiti culturali diversi tra loro; così fatti compongono una forma di conoscenza aperta, pronta ad offrire infiniti approfondimenti e anche strumento in grado di decidere la fortuna o il fallimento di una pagina web (vedi il sistema di PageRank di google) tanto che non a caso per alcuni rappresentano la vera moneta di Internet (Jill Walker, in Blog Generation).
Visto come l’informazione è tra le motivazioni più forti che spingono un utente a collegarsi ad internet (subito dopo la pornografia, ma prima dell’intrattenimento e della ricerca per affari) è naturale aspettarsi dai mezzi di informazione on line, in particolare dalle redazioni web dei giornali cartacei più conosciuti e strutturati, una particolare attenzione a questo strumento di conoscenza che allarga il sapere.
Invece niente.
Il loro utilizzo reale infatti, all’interno dei grandi gruppi che fanno news on line (che ovviamente non linkerò), non sembra rispecchiare il potenziale fin qui descritto dei link.
Visitando i siti web che offrono informazione on line ci si scontra con una realtà priva o quasi di riferimenti esterni. Alla faccia della conoscenza aperta.
Ovvio che Corriere.it e Repubblica.it non hanno interesse a ricambiare i link a loro indirizzati. Anche se oltre oceano (che quando fa comodo tutti citiamo) i newspaper cominciano già ad adoperare la rete in maniera più consapevole.
Indubbiamente la loro notorietà per l’autorevolezza acquisita in campo giornalistico nel corso degli anni li pone in una posizione di grande influenza; per questo è così frequente che i loro contenuti siano all’interno di blog e altri siti web.
In questa maniera la loro posizione all’interno dei motori di ricerca, il loro PageRank, avrà comunque una posizione di primo piano. Non ricambiando questo atteggiamento però, cioè non inserendo all’interno dei loro articoli alcun collegamento ipertestuale ad altre pagine web (se non in poche, rare eccezioni), non fanno altro che “impoverire” gli altri siti/blog (spesso loro fonti..) e dare poco spazio ad altre realtà sul web.
Quasi annullando l’effetto della conoscenza aperta teoricamente praticata dall’utilizzo dei collegamenti ipertestuali.
In questo modo i colossi editoriali manterranno la loro posizione di leadership anche nella rete, essendo le loro pagine non solo le più cercate, ma anche le più linkate.
Non è proprio un mondo per piccoli.
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