La Rai che non vedrai

Il consiglio di amministrazione della Rai, formato da cinque membri del governo più uno nominato dal ministero dell’economia (sempre governo quindi) oltre che a due componenti dell’opposizione e al presidente, ha deciso il 30 luglio che i canali RaiSat non saranno presenti all’interno dell’offerta satellitare di Sky. La notizia ha dell’inquietante.

Prima di tutto perché va contro le leggi del mercato: togliendo infatti i suoi canali, la Rai perderà quella fetta di denaro che derivava dalla raccolta pubblicitaria nei canali sky. Si parla della bellezza di 50milioni di euro in meno.
Il secondo effetto che ha provocato questa scelta è stata la preoccupazione del capo dello Stato: Napolitano infatti si è detto molto preoccupato per come è maturata la scelta e dunque induce a pensare che dietro alla decisione dei vertici Rai ci siano tutt’altro che scelte aziendali.

Sembra infatti che i canali RaiSat si siano svincolati dal pacchetto Sky per poter lasciare campo libero alla tv pubblica di trasmettere su una piattaforma digitale tutta sua, o meglio tutta loro vista la compartecipazione di Mediaset nella nuova piattaforma a tre (c’è anche la7) chiamata TivùSat e per favorire Mediaset. Questo per garantire alla Rai di adempiere al Contratto di Servizio tra Stato e ministero che la obbliga ad essere presente in tutte le offerte tv, ma allo stesso tempo indebolisce ancora di più l’azienda guidata da Mauro Masi grazie al mancato introito di 350milioni in sette anni proposti da Sky come ricompensa per la trasmissione sulla sua offerta satellitare del pacchetto Raisat (Rai extra, Rai Cinema, Gambero Rosso, Premium, Yoyo e Smash Girls).

Un impoverimento delle casse Rai che va a tutto vantaggio di Mediaset, sua principale concorrente. Questo perché non essendoci più un’entrata annuale di 50milioni di euro (oro colato di questi tempi) mamma Rai dovrà far fronte anche alle spese per la trasmissione nella sua nuova piattaforma digitale: TivùSat appunto.

Solo Una cosa è sicura: gli unici a non rimetterci sono le trasmissioni di Sky che, anzi, ci guadagnano perché mantengono (per ora) i canali generalisti della Rai in maniera gratuita (visto l’obbligo di trasmettere in tutte le offerte televisive e vista la mancanza di TivùSat).

Tutto questo ha come conseguenza finale anche una grande confusione tra i telespettatori digitali che si troveranno a dover utilizzare due decoder: digitale terrestre e TivùSat.
Poi guai ad abbonarsi a Sky: il conto dei decodificatori arriverebbe addirittura a tre.

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