L’autoreferenzialità non è solo un difetto delle Pubbliche Amministrazioni. Anche nel mondo editoriale ci sono realtà che non si aprono all’esterno, si citano da sole, si parlano addosso. Ne avevo accennato in un articolo di qualche tempo fa parlando dell’informazione nel web.
Se non citano diventano semplici prodotti editoriali piccoli e deboli
Pare proprio così. De Biase in un suo articolo confronta due mondi apparentemente diversi come la ricerca scientifica e l’editoria. Diversi perché tendono ad obiettivi opposti, ma simili perché entrambi si devono confrontare con uno strumento assai potente: la citazione.
Da una parte la ricerca scientifica è orientata ad informare, a rendere possibile l’interpretazione di quello che si sta dicendo ad altri soggetti che leggono. Tende quindi a rendere disponibile al destinatario del messaggio tutti gli strumenti necessari per una comprensione del fenomeno che si sta prendendo in esame; oppure portare il lettore alle conclusioni di un ragionamento autonomo diverso (perché no) da quello al quale è arrivato il percorso di ricerca proposto.
Al contrario l’editoria è centrata prevalentemente sul business: bisogna vendere, non informare o dare strumenti per la comprensione.
Di conseguenza il comportamento che deriva dal primo mondo si riflette nel web attraverso la citazione (link) ad altri blog per esempio, ad altre testate giornalistiche, ad altre ricerche, ad altre fonti di informazione in generale. Per vendere invece ci si concentra nel mantenere i lettori (visitatori) tutti ben saldi e concentrati su di un sito web. Con buona pace di chi considera la Rete libera, aperta, non gerarchica e strutturata come un rizoma. Fateci casoquando leggete un quotidiano italiano on line.
Alla fine del suo articolo (poco prima della frase citata) De Biase arriva a dire che il senso dei social media sta proprio nel mantenere viva la citazione.
Citare diventa importante per poter rafforzare un punto di vista, dare validità a ciò che diciamo o scriviamo (tenendo sempre presente la solidità della fonte citata ovviamente). Diventa anche uno strumento per costruire la propria identità, una specie di confronto e crescita tra pagine web. Linko le pagine che sostengono la mia tesi, linko pagine che aiutano a comprendere un preciso tema, linko un blog che parla dello stesso argomento, ma da un altro punto di vista.
Ecco tutto questo, se ci fermiamo all’osservazione del mondo delle news on line, non succede con i “big” dell’informazione nostrana. Evidentemente vanno troppo fieri della loro identità.
Bisogna riscoprire il significato della parola/immagine(?)
Spero avrai modo di ricambiare la visita a tal proposito, su Vongole & Merluzzi!
http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2011/05/10/parola-di-nessuno/
Ciao e grazie, ho ricambiato la visita e ho visto cose interessanti.
Sulla parola sarebbe il caso cominciassimo ad usarla nei posti giusti al momento giusto (pensa all’uso del “piuttosto che”).
Che poi forse è sempre un problema di significato da conoscere.