Facciamo il punto per mettere insieme le diverse potenzialità di guadagno che la share economy offre ai singoli utenti.
No, non dal punto di vista del loro utilizzo, ma considerando l’utente come parte attiva: donatore di spazi, beni, servizi. Ipotizziamo quindi uno scenario nel quale si vogliano sfruttare tutte le possibilità che offrono le principali piattaforme di condivisione.
Premettendo che la “dotazione minima” sia: casa di proprietà, macchina, tempo libero a sufficienza.
Cominciamo.
Hai casa libera o puoi affittare una camera?
AirBnb o Homeaway potrebbero farti comodo.
Ti piace cucinare e avere ospiti?
Gnammo e Eatwith ti possono aiutare a guadagnare qualcosa.
L’idea di offrire passaggi non ti scompone?
L’ormai famoso Uber e Lyft saranno la scelta migliore per guadagnare qualcosa.
Bene, considerando di affittare una notte a settimana, cucinare per altrettante volte e ritagliarsi otto/dieci ore ogni mese per fare da autista si può arrivare ad oltre 400 euro al mese (naturalmente questa è una stima approssimativa, molto flessibile e dipendente da quanto si è disposti ad usare questi strumenti).
Avevo già parlato qualche tempo fa di come la Share Economy potesse essere un’opportunità per la Pubblica Amministrazione, cavalcandone la spinta economica regolandone i meccanismi in maniera intelligente; adesso però lo sguardo verso l’utente impone un’altra riflessione: l’impatto economico che queste piattaforme hanno sull’economia del singolo, o delle famiglie. Come, di conseguenza, rendere facile operazioni come la dichiarazione di tutte le entrate di denaro che si possono produrre.
Una spinta in più per l’economia, un’entrata extra per i più.
[…] di spazi, attrezzature, macchine, case è diventata anche una fonte di introiti. Su questo, sul come guadagnare grazie alla Share Economy ho fatto un punto pensando a quanto possa incamerare una singola persona se mettesse a sistema (che […]